New York World Pride 2019

Il 30 giugno 2019 si è tenuto a New York il World Pride.

Nel 2019 è stata scelta proprio New York perché, 50 anni prima, è stata la città che ha dato vita ai (gay)Pride.

Tutto ebbe inizio con i “moti di Stonewall”.

Fino al giugno del 1969 erano frequenti nei locali di aggregazione della comunità gay le retate della Polizia che degeneravano in pestaggi a senso unico da parte delle forze dell’ordine e culminavano spesso con la pubblicazione sui giornali degli elenchi nominativi degli aggrediti.

La notte del 27 giugno di quell’anno, i clienti del locale Stonewall Inn nel Greenwich Village di New York, stanchi di quei continui soprusi, si ribellarono. Ad accendere la miccia è stata Sylvia Rivera, una transessuale che lanciò una scarpa col tacco ad un agente. Seguirono gli altri presenti che presto furono raggiunti da altri membri della comunità gay accorsi sul luogo. Finalmente la comunità era compatta e la rabbia accumulata fino ad allora si trasformò in determinazione a non essere più oppressa.

La rivolta sfociò in strada e diede vita a dei cortei grintosi ma pacifici che giorno per giorno aumentavano per numero di partecipanti. Gridando lo slogan “we are everywhere (siamo ovunque)”.

Da lì a breve si creò un Movimento di liberazione GAY e queste manifestazioni si espansero progressivamente in altri Stati.

Per questo motivo Giugno è stato scelto a livello globale per le manifestazioni originariamente chiamate “GAY Pride” e che oggi, accogliendo altre categorie di persone oppresse e stigmatizzate per il loro orientamento sessuale più a 360 gradi, includendo via via gruppi identificatisi come Bisessuali, Transessuali, Gender fluid, Queer, Intersessuali, è diventata una protesta per la rivendicazione della libertà sessuale individuale, unitamente a persone che protestano per l’incivile trattamento sociale destinato alla comunità LGBTIQ+. Per questo spesso i Pride vedono sfilare molti eterosessuali per semplice solidarietà con la causa o con la comunità. Come sfilano le associazioni dei genitori di omo/tran-sessuali.

Altre associazioni importanti, che in Italia si chiamano Agedo e Famiglie Arcobaleno, sono costituite da genitori di figli GLBT e da persone GLBT con figli.

Altro slogan del movimento è stato “Gay Power” che non a caso ricalca il motto “Black Power” adottato l’anno prima dagli Afroamericani per la loro (identica) lotta di rivendicazione della propria dignità sociale.

Già, perché proprio come gli afroamericani e le femministe, anche i gay stavano iniziando a lottare per smontare l’oppressione creata a tavolino da una società storicamente dominantemente caucasica e maschilista.

L’omofobia è un retaggio di quella cultura tanto quanto l’emarginazione sociale della donna, perché se non ci fosse stata una presa di coscienza, le donne sarebbero ancora considerate proprietà dei mariti, inferiori, e senza diritto di voto.

Come ora è impensabile che la donna non sia pari all’uomo, un giorno anche l’omofobia dovrà sparire perché ci si renderà conto che gli omosessuali non hanno nulla in meno degli eterosessuali.

New York è stata importante anche per la nascita delle “case”: molti ragazzi e ragazze – spesso adolescenti – scappati o cacciati di casa perché omosessuali o transessuali, squattrinati e costretti a vivere per strada, trovavano rifugio in “case” offerte da chi prima di loro aveva subito la stessa sorte ma era riuscito a sbarcare il lunario ed avere un tetto sulla testa.

Insisto spesso sul termine “comunità” perché è davvero così. Gli esiliati dalle famiglie, per non essere oppressi o spinti al suicidio, cercano una serenità in città più grandi, sostenendosi a vicenda. Creando così nuove famiglie sulle quali poter contare ed essere sé stessi.

Il 30 giugno ho avuto il diritto ed il privilegio di sfilare per le strade di New York
con la delegazione Italiana

È stata una parata molto emozionante ed a differenza di tutte le altre alle quali ho partecipato, dove mi sentivo parte di una grande comunità, qui mi sono sentito grande protagonista, che è l’anima dei moti originali.

Sì, perché il corteo di noi manifestanti era delimitato da transenne, oltre le quali si accalcava tantissima gente giunta lì tante ore prime per manifestare la propria solidarietà. Le persone facevano a gomitate per dimostrarci il loro affetto. Innalzando cartelloni con slogan pro-causa, offrendoci acqua per affrontare quella marcia sotto il sole torrido di giugno.

Quei milioni di persone mi stavano dimostrando quello che in cuor mio avevo sempre saputo: non siamo sbagliati.

Quella giornata è stata molto intensa, ma il momento in assoluto più toccante è stato quando ho letto il cartello di una signora “Free hugs from a mom who supports you 100% (regalo abbracci, da una madre che vi supporta al 100%)”; il suo supporto era destinato soprattutto a quei gay ripudiati o cacciati dalla propria famiglia perché gay. Sono andato ad abbracciarla, e quando ero lì sua figlia (una bambina di una decina di anni circa) mi ha regalato un cartoncino rosso a forma di cuore da lei fatto con la scritta “You R loved (Tu sei amato).

La manifestazione è durata per tutta l’intera giornata.

Tra i tanti manifestanti c’era anche la delegazione della Polizia di New York, dei Pompieri, dell’FBI, ed una Islamica. Questi ultimi erano meno di una decina. E vederli lì mi ha fatto riflettere sul fatto che mentre noi manifestavamo a fiumi, allegri e protetti, negli stati islamici ancora è proibito manifestare perché l’omosessualità è punita con la pena di morte.

Io ed i miei amici eravamo giunti lì una settimana prima ed abbiamo notato che tanti negozi esponevano in vetrina manifesti a sostegno dell’evento. Tutta la città era partecipe ed entusiasta.

Durante l’organizzazione della manifestazione sono arrivate anche le scuse ufficiali da parte della Polizia di New York per quello il loro comportamento di 50 anni prima.

Gli omosessuali pagano le stesse tasse degli eterosessuali.

Alcuni omosessuali hanno una vita sessuale promiscua come storicamente molti uomini sposati hanno con amanti e prostitute.

Molti omosessuali hanno una vita stabile culturalmente ed emotivamente e crescono i propri figli e quelli del proprio partner con lo stesso amore e la stessa dedizione di molti eterosessuali.

Ho conosciuto coppie gay che stanno assieme da più di 30 anni. Che hanno comprato casa assieme.

Ho conosciuto transessuali che tutte le mattine si alzano per svolgere lavori in negozi ed uffici. Full time, sottopagati, stressati, ma con dignità.

Ho conosciuto transessuali che si prostituiscono per vivere. Ho conosciuto altrettante donne che si prostituiscono per vivere per dare da mangiare ai propri figli a casa.

Ho conosciuto omosessuali fedeli al proprio partner ed eterosessuali fedifraghi.

Get over it.