Daniela e Stefania sono due care amiche. E sono nate rispettivamente Daniele e Fabio.
Oltre ad adorarle per la loro immensa energia e voglia di vivere, mi ha toccato parecchio la loro storia.
Spesso i gay hanno delle vicende famigliari tristi.
Una società ed un credo che spingono ad affievolire il voler bene ai propri figli o parenti stretti, in nome di un ideale inventato a tavolino.
Ecco: questa gente che dice di amare incondizionatamente il sangue del proprio sangue e poi decide di allontanarlo dal proprio alone di affettività, non si rende conto di quanto si stia davvero allontanando dal vero e puro concetto di amore.
Daniela e Stefania sono state fortunate perchè questo non lo hanno vissuto.
Daniela è nata in una famiglia numerosa, di quelle dove l’amore per la famiglia viene davvero prima di tutto.
Nata con una conformazione sessuale fisica maschile, è cresciuta sentendosi e comportandosi da donna.
I genitori e la famiglia tutta hanno visto che per Daniele era talmente naturale, che impedirglielo sarebbe stata una forzatura.
Quando è arrivato ad un’età matura per potere fare l’intervento chirurgico che avrebbe sancito la sua appartenenza completa al genere femminile, ha iniziato l’iter per il passaggio. Sono previsti, di rito e obbligatori, diversi colloqui con lo psicologo, atti ad accertare che il passaggio sia opportuno.
Lo psicologo al quale è stato affidato di occuparsi di Daniela si è fermato al primo incontro. Anche lui si è immediatamente reso conto che non agevolare il passaggio sarebbe stato sbagliato.
Daniela mi ha raccontato che il giorno dell’intervento, l’ha chiamata il padre per sincerarsi che tutto fosse andato bene.
Le disse che aveva acceso una candela nell’attesa, che era felice che fosse andato tutto bene, e che era orgoglioso di lei.
Mi emoziono ogni volta che ricordo questo pezzo.
Stefania ha avuto una vita completamente differente.
Lei è stata vittima della vecchia gestione dell’omofobia. Quella in cui il problema non esisteva se non se ne parlava. Quella che generava popoli e popoli interi di gente frustrata e infelice. Di cose che si fanno ma non si dicono, di nascosto, perchè se no la gente chissà che dice. Grazie al cielo ci stiamo evolvendo verso una società che aspira ad essere felice essendo sé stessa.
Fabio era un poliziotto, sposato, con due figli.
Ha vissuto questa vita finchè non è maturato al punto da non relegare le scelte per la propria felicità agli altri.
Anche lui è stato molto fortunato ad avere una famiglia amorevole che lo ha supportato in questo importante passaggio.
I suoi figli erano solo preoccupati per la sua felicità.
È stata sua figlia a sceglierle il nome Stefania.
I figli e la moglie l’hanno supportato in tutta la transizione.
Cosa c’è di più importante al mondo che vedere le persone che ami felici?
Ammiro molto queste due persone.
Sono un monito per ricordarci che dobbiamo sempre, sempre lottare per essere noi stessi, per diventare una versione migliore di noi.
E che dobbiamo ascoltare il nostro cuore molto più di quanto diamo retta agli altri.
Una vita migliore si può.
E ce la meritiamo.