Se questa è una donna

Voglio farti una domanda:

considerando il tuo passato e la giornata che hai avuto oggi, quanto ti senti fortunato?

Io sono molto grato per essere nato in Italia. Mi dà gioia e mi fa sentire fortunato.

Grazie a Gabriele Sisci, Luca Attanasio e Mariangela Imbrenda ho conosciuto la storia di tre donne, venute da paesi lontani, che hanno lottato con ogni singola particella di energia per solo sperare di avere un trattamento umano e sanitario che spetta a me per diritto di nascita.

Queste donne si chiamano Shirin, Yergalum ed Aminata.

Shirin, iraniana è stata costretta a sposarsi a 14 anni. Rapita dall’affetto familiare da un afghano che l’ha resa madre a quella tenera età, poi costretta a lavorare dall’alba al tramonto nella fattoria di famiglia, per lo più spalando letame. Quando il marito la vide ridotta a un alito di vita, la riportò in Iran. Lei, da sola con la sua bambina ormai di sei anni, decise di iniziare un viaggio della speranza vagando per lo più a piedi con pochi abiti, sfidando il gelo dei Balcani, mangiando e dormendo quando potevano, fino a giungere in Italia.

Aminata è una burkinabè. La sua famiglia era fuggita dal Burkina Faso, trasferendosi in Costa d’Avorio, per sottrarsi elle leggi della tradizione locale che prevedono l’infibulazione delle bambine: la barbara deturpazione dei genitali femminili che, oltre a prevederne l’asportazione di alcune parti, comporta anche una cucitura parziale della fessura esterna; tutto ciò porta spesso infezioni e cistiti. Molte ragazze muoiono durante l’intervento, spesso fatto senza anestesia; molte donne muoiono di parto anche a causa dell’intervento che hanno subito. Grazie al cielo in Italia questo scempio è vietato e la legge condanna l’esecutore con una reclusione da tre a sette anni ed un’interdizione dall’esercizio da tre a dieci anni.
Con lo scoppio della guerra civile in Costa d’Avorio, la famiglia è stata costretta a tornare in Burkina Faso. Ad attenderli hanno trovato la comunità che ha imposto loro l’escissione di Aminata, anche se in età ormai matura. Lei decise allora di fuggire e cominciò una fuga tragica, quanto rocambolesca, verso l’Italia aiutata da persone che rischiano costantemente la propria vita per aiutare donne che come lei rifiutano l’infibulazione. Una fuga sofferta, ma sorretta da una incrollabile fiducia nell’umanità e dal suo desiderio di libertà.

Yergulam, una donna di Addis Abeba, giunta a Lampedusa alcuni giorni dopo la terribile tragedia del 20 agosto 2009, quella in cui dei 73 profughi partiti dalla Libia se ne sono salvati solo 5. Un lungo viaggio attraverso il Sudan, il deserto del Sahara, la Libia per giungere in Italia, passando per atroci torture e sevizie nelle carceri libiche.

Adesso sono donne libere, che si sono guadagnate la propria libertà attraversando l’inferno.

Lo scrittore Luca Attanasio – che tra le varie testate collabora anche con repubblica.it – racconta queste storie nel suo libro “Se questa è una donna”, titolo fortemente ispirato a quello di Primo Levi “Se questo è un uomo”; in entrambi ci si chiede se si può ancora considerare un essere umano che ha avuto lacerata la propria dignità.

Il libro ha già vinto il Premio Cenacolo del Serafico 2012 e il Premio Speciale della Giuria del Premio Letterario Nazionale “Scriviamo Insieme” nel 2013.

Insieme a Mariangela Imbrenda sono iniziate delle sezioni di lettura, poi rielaborate insieme a Gabriele Sisci in una trasposizione teatrale.

Tre storie di donne forti e coraggiose che, anche subendo violenze fisiche e psicologiche, hanno lottato per non sottostare a queste barbarie sociali.

“Milioni di uomini e donne si spostano dalle proprie terre fuggendo violenza, tortura, guerre. Appaiono come una massa informe. Non è facile, quindi, scorgere in ognuno di loro l’umanità, i volti, il coraggio. La grandezza di questo libro sta proprio nella capacità di farci provare ancora, al di là del dramma e la tragedia, incanto e meraviglia per le storie, stupore per l’eroismo, fiducia nella loro volontà di riscatto”

Laura Boldrini

Voglio rifarti una domanda:

considerando il tuo passato e la giornata che hai avuto oggi, quanto ti senti fortunato?