Ci sono persone che guardano oltre il muro, oltre gli ostacoli, i limiti culturali, oltre i “demoralizzatori”, oltre le sbarre delle gabbie in cui vengono imprigionati o sovvertono le regole convenzionali improprie puntando sul proprio potenziale.
E di queste persone mi piace raccontare.
Cosi è stato per Barbra Straisand, che si è imposta con la propria fermezza in una società maschilista, essendo stata la prima donna che ha scritto, sceneggiato, prodotto, interpretato e diretto un film, Yentl (https://it.wikipedia.org/wiki/Yentl), definito da Spielberg “il film perfetto”.
O Patty Pravo, che riusciva a cucirsi addosso ogni stile che di volta in volta interpretava, passando così dall’anonimato de “la ragazza del Piper” a Patty Pravo, artista a tutto tondo.
Chi lo avrebbe detto che la figlia del Reverendo più importante della comunità afro-americana portasse il gospel che cantava con la sua voce spiegata “troppo nera” dalla parrocchia del padre al pop dell’America dell’apartheid?
Areta Franklin ne fu la pioniera.
O Ornella Vanoni che, nascendo di elevata estrazione nella Milano bene, passava le notti già da ragazzina con i cantanti della Milano “non bene” (Streller, Tenco, Paoli…).
O Milva, che ha iniziato la sua carriera nelle Balere di provincia per arrivare ad essere molto apprezzata nei più importanti teatri di tutto il mondo.
A tal proposito ricordo uno dei miei soggiorni studio ad Amburgo, dove ero ospite di una bellissima donna sposata con un giovane, affascinante chirurgo di successo.
Commentando il fatto che io fossi italiano, lui mi disse che la sua fantasia erotica massima era con Milva. Mi stupii del fatto che lui fosse da così tanti anni attratto da una donna ormai così attempata. Ma capii anche che il fascino, quello vero, quando ti colpisce, permene i tuoi sensi, e non si limita alla vista.
O la Martini, che è l’unico esempio di artista che, dopo avere avuto la propria carriera stroncata perché boicottata dai potenti e colleghi della musica italiana, è tornata con una carriera più importante.
La prima e la seconda volta.
O Mina, che ha insegnato la musica agli italiani.
Complice la neo arrivata tv che teneva incollati gli italiani ai programmi del sabato sera.
O per Giovanni Amodeo, che dopo tanti produttori che hanno cercato di impoverire la sua forte volontà di creare lo spettacolo “TutteMie” – dedicato a queste sette leggende -, è andato comunque avanti come un mulo.
“It all began the day I found
That from my window I could only see
A piece of sky
I stepped outside and looked around
I never dreamed it was so wide
Or even half as high”
[Tutto è iniziato nel momento in cui ho realizzato
che dalla mia finestra potevo vedere solo un pezzettino di cielo.
Così sono uscita fuori e mi sono guardata intorno.
Non mi sarei mai immaginata che tutto fosse così “tanto”.
Non mi sarei mai immaginata che tutto avesse nemmeno la metà di cotanta altezza –
Questo pezzo di “A piece of Sky” di Barbra Streisand è la chiave che porta dalla stanza di una vita normale a quella della vita fatta di realizzazioni personali -]
Gli uomini della loro epoca si accontentavano, rimanendo con un solo stile per tutta la vita.
Loro hanno esplorato, si sono messe alla prova, riuscendo in campi inaspettati.
E malgrado i successi raggiunti, non si adagiavano e cercavano sempre nuove sfide con nuovi stili.
Per questo sono diventate le leggende che sono adesso.
Queste donne hanno fatto valere la loro emancipazione a discapito del periodo che stavano vivendo, dove le donne da poco avevano diritto di voto, e non avevano un peso decisionale né nella società, tantomeno nel mondo dello spettacolo.
Giovanni Amodeo ha scelto loro sette per il suo spettacolo “TutteMie”.
Che oltre all’immagine che hanno cercato di dare o sporcare di loro i rotocalchi, vengono ricordate perché si sono affermate per il proprio stile unico, inequivocabile, attente in maniera quasi maniacale ad ogni dettaglio del loro lavoro.
Tutti i brani sono stati scelti perché hanno significato qualcosa o supportato o fatto da colonna sonora a degli specifici momenti cruciali della vita di Giovanni.
Molti di questi brani sono sconosciuti ai più, e questo è stato un handicap nel momento in cui l’ideatore ha proposto il suo spettacolo a potenziali produttori, perché loro pensavano che era questa una scelta azzardata e fallimentare, e che ci sarebbe stata minore affluenza di pubblico e perciò minori incassi. perché il pubblico non sarebbe accorso ad assistere.
Hanno quindi ritenuto saggio “sporcare” lo spettacolo con canzoni più commerciali o conosciute.
Ma questa non è una serata di covers in un locale.
Questo è uno spettacolo per orecchie raffinate ed animi nostalgici amanti di queste piccole opere d’arte.
La scelta di Gianni è stata doppiamente azzeccata; e perché i brani sono belli sia nella versione originale che negli arrangiamenti rivisitati con la sua band, e perché non ha pensato neanche un attimo di piegarsi alla strada più facile, ma ha continuato con il suo progetto per come lo aveva concepito in origine.
Lo spettacolo è stato apprezzato per la sua raffinatezza e per le potenti doti vocali di Giovanni, baritono e tenore.
Lo spettacolo cambia continuamente, è vero, ma solo perché il repertorio che vuole proporre è più vasto della quantità di tempo stabilita.
La scaletta subisce variazioni di volta in volta, in funzione anche degli artisti che affiancano Amodeo nei duetti.
Tutte mie è stato presentato al pubblico romano al Chiostro del Bramante, alla Cappella Orsini, ed alla casa delle culture, riscuotendo sempre un grande successo di pubblico.
Lo spettacolo ha anche avuto un fortunato tour promozionale in Giappone (Gifu, Nagoya e Tokio) e Germania (Berlino e Wupertahl).
È in programma nei prossimi mesi un nuovo tour promozionale organizzato dalla giapponese Tommy Ohira che interesserà le città di Buenos Aires, Barcellona, Bari, Roma, New York, San Francisco, Parigi e prevede anche alcuni pezzi di Tutte mie.
Giovanni Amodeo nasce come tenore in una famiglia di artisti musicali.
Cresce in una famiglia circondato da pianisti, chitarristi, soprani.
Già da piccolo conosce queste straordinarie 7 donne che, anche se vissute in anni diversi dai suoi, hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica e sua personale.
Ammirato dalla loro grinta, perfezione tecnica, fascino, ha deciso di accettare la sfida che all’inizio era non solo per un uomo di riuscire a cantare tecnicamente le loro canzoni, ma soprattutto di interpretare il vocabolario femminile senza cadere in facili cliché.
Dopo tanti artisti che si erano proposti di dargli una mano per la realizzazione, che si sono rivelati solo delle zavorre che hanno rallentato il progetto fino a tediarlo e fargli meditare di abbandonare, Giovanni non si è arreso ed ha deciso, con la determinazione che caratterizza le sue 7 icone scelte, di andare avanti con le sue forze.
È già pronto il cd e sono in preparazione dei video per il lancio della nuova versione dello spettacolo con la direzione artistica di Patrizia D’Orsi e Marco Carlaccini del Teatro Casa delle culture in Roma.
A Giovanni piacerebbe che questo diventasse un format (talent scout),
dove ogni anno, nuove proposte possano misurarsi.
Gipo Ciccone